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FRANCESCO CERA, organo

FRANCESCO CERA, organo

FRANCESCO CERA, organo
Organo di Gaetano Callido, op. 294, del 1791

Sabato 21 maggio 2016
Chiesa dei Santi Biagio e Romualdo, Fabriano (AN), ore 19.00

Rassegna “Alla scoperta dell’arte organaria nelle Marche”, edizione 2016

 In collaborazione con Italia Nostra, Sezione di Ancona, e con il patrocinio della Città di Fabriano e della Diocesi di Fabriano – Matelica

 

Programma

MUSICA D’ORGANO NEL NORD EUROPA TRA ‘500 E ‘600

Paesi Bassi

JAN PIETERSZOON SWEELINCK (1562-1621)

– Toccata

– Variazioni sul canto “Onder een linde groen”, 8’

– Fantasia cromatica, 9’

PIETER CORNET (1570 ca.- 1633)

– Fantasia

 

Germania

PAUL HOFHAIMER (1459-1537)

Tandernack

HEINRICH SCHEIDEMANN (1595-1663)          

Praeambolum, 3’

Galliarda, 5’

SAMUEL SCHEIDT (1587-1654)

Alamanda (10 variazioni), 9’

 

Inghilterra

ANONYMOUS (1520 ca.)

Uppon la mi re, 3’

HUGH ASTON (c.1485-1558)

A Hornepype, 3’

JOHN BULL (1562-1628)

In nomine, 6’

WILLIAM BYRD (1543-1623)

– Fantasia


FRANCESCO CERA

Francesco Cera, bolognese, dopo gli studi di organo e di clavicembalo conclusi sotto la guida di Luigi Ferdinando Tagliavini e di Gustav Leonhardt, si è affermato tra i più stimati interpreti italiani della musica antica, apprezzato per una consapevolezza stilistica che abbraccia diverse espressioni musicali, dagli strumenti storici a tastiera alla musica vocale e strumentale del periodo barocco. Dopo aver fatto parte dal 1991 al 1994 dell’ensemble Giardino Armonico, dal 1997 dirige l’Ensemble Arte Musica, col quale si dedica all’esecuzione del repertorio vocale italiano antico.
Francesco Cera ha al suo attivo una vasta produzione discografica, accolta con numerosi riconoscimenti dalla critica internazionale. Dopo aver registrato le opere complete di importanti compositori del Seicento italiano, ha proseguito con le Sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti, le Suites Francesi e i Concerti per clavicembalo di Johann Sebastian Bach. Di recente uscita (etichetta Brilliant Classics): “Scarlatti and the Neapolitan Song”, l’Orgelbüchlein di Bach, l’integrale per clavicembalo di Jean-Henri D’Anglebert e opere per clavicembalo e per organo di Giovanni Maria Trabaci. Tiene concerti come solista al clavicembalo e all’organo partecipando a rassegne internazionali quali “Musica e poesia a San Maurizio” a Milano, Villa Medici e Accademia Filarmonica a Roma, Bologna Festival, Sagra Musicale Malatestiana, Amici della Musica di Perugia, Festival delle Fiandre, Festival Resonanzen al Konzerthaus di Vienna, Barocktage Melk, Les Sommet Musicaux a Gstaad.
Ha diretto l’ensemble Arte Musica nel Vespro della Beata Vergine e nei Madrigali del sesto e dell’ottavo libro di Monteverdi, i Madrigali del Concerto delle Dame della corte di Ferrara, il quinto libro di Madrigali e i Responsori delle Tenebre di Gesualdo da Venosa, Cantate e Oratori di Carissimi, Scarlatti, Porpora, Pergolesi, Haendel. Collabora regolarmente con “I Barocchisti” diretti da Diego Fasolis alle produzioni musicali della Radio Svizzera di Lugano. Dal 2006 tiene regolarmente masterclass negli Stati Uniti (Oberlin Conservatory, Yale University, Arizona State University) ed è stato docente presso l’Accademia Internazionale di Smarano (Trento) e l’Academia de Organo Echevarria di Palencia-Spagna.
È attivo come Ispettore onorario per la tutela degli organi storici per Roma, il Lazio e la Basilicata e insegna clavicembalo al Conservatorio “E. R. Duni” di Matera.

Web site www.francescocera.it


CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’ORGANO CALLIDO OP. 294.

Lo strumento è posto sopra la porta principale d’ingresso, in una cantoria lignea sorretta da mensole e bussola, con parapetto mistilineo laccato e decorato con intagli dorati, sormontato da grata lignea intagliata e dorata. La cassa è di legno, addossata alla parete, con prospetto tripartito laccato e dorato, scompartito da paraste con intagli dorati e sormontato dall’emblema dei Camaldolesi; nella parte superiore dei tre vani sono presenti festoni di legno intagliati e dorati e, a metà altezza, simili festoni orizzontali di legatura delle canne (cantoria e prospetto sono opera dell’architetto camaldolese Giuseppe Antonio Sorattini e risalgono al 1757).
Le canne di facciata sono 29, di stagno, disposte in tre campate in altrettante cuspidi (9 + 11 + 9); appartengono al Principale a partire dal DO1 (canna centrale della cuspide centrale) e presentano il labbro superiore sagomato a mitria sormontata da punto a sbalzo, le bocche allineate e il profilo piatto. Davanti sono posti i Tromboncini, con tube di stagno.
La tastiera è a finestra, in bosso ed ebano, con i frontalini dei tasti diatonici intagliati a chiocciola; presenta 47 tasti (DO1/RE5), con la prima ottava corta.
La pedaliera è a leggio, ricostruita, di 18 tasti (DO1/SOL#2 + Tamburo), con la prima ottava corta e i tasti cromatici rivestiti con lamina di ottone; risulta costantemente unita alla tastiera.
I registri sono azionati da tiranti con pomelli di legno, posti su due colonne entro propria tavola a destra della tastiera; i cartellini, originali, sono a stampa. Il Tiratutti del ripieno è a manovella, posto sopra il quadro dei registri. Le trasmissioni sono meccaniche, secondo i sistemi consueti.
I mantici, cuneiformi, sono due, posti entro il basamento della cassa; attualmente risultano alimentati da un elettroventilatore, ma sono azionabili anche manualmente tramite corde.
Su alcune parti lignee dello strumento è impressa a fuoco la sigla callidiana “G+C”.
In seguito al moderno restauro è stata ricostruita la pedaliera, mentre i Tromboni sono frutto di un rifacimento ottocentesco.
L’organo è stato restaurato nel 1977 dalla Ditta Alfredo Piccinelli di Padova, con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo.
Lo strumento è dotato di un originale metodo di registrazione manoscritto, applicato sulla tavola che regge il leggio ed intestato “Metodo di Registrare L’Organo N: 294: Fatto da Gaetano Callido in Venezia Terminato Adi 12 Novembre MDCCLXXXXI”.

Notizie tratte da “Organi Storici delle Marche. Gli strumenti restaurati”. A cura di Paolo Peretti. Nardini Editore, 1995.

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